Dott.ssa Roberta Calvi

Sentirsi qualcuno nella vita. Come faccio?

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Sentirsi qualcuno nella vita. Come faccio?

Come faccio a sentirmi qualcuno nella vita?

Quando mi sento che non conto niente, che non sono abbastanza, che tutti vanno avanti tranne me, che tutti sono sempre felici e realizzati, come faccio a non sentirmi inadeguat?

Pozioni e ricette, pillole di saggezza, training magici e mille pratiche astruse. Sono solo alcuni dei “gadget” che acquistiamo per sentirci migliori, per non sentirci incapaci o inferiori. Sperando, come gli alchimisti con la pietra filosofale, di trovare finalmente la chiave di risoluzione dei nostri problemi esistenziali!

Ma facciamo sempre lo stesso enorme errore: cerchiamo fuori quello che dobbiamo cercare dentro di noi!

In primis dovremmo riformulare la prima domanda: “Perché non mi sento nessuno nella vita?” e ancora “Cosa vuol dire sentirsi o essere qualcuno nella vita?”

Probabilmente la maggior parte risponderebbe alla prima domanda o facendo l’elenco delle ipotetiche mancanze in alcune aree della vita oppure attribuendo il problema ad una mancanza di autostima.

In primis le mancanze nelle aree della vita dipendono spesso dall’utilizzo di criteri di riferimento valoriali individuali o socio-culturali che agiscono come condizionamenti normativi. Non sono sposat, non ho figli, non ho un lavoro stabile, non sono famos*, non ho un corpo “perfetto”, non ho un reddito elevato, non vesto di marca, non sono popolare, non sono sessualmente performante, ecc.



Sentirsi qualcuno nella vita. Come faccio?

Potremmo trovare mille motivi per non sentirci nessuno, perché questo dipende da cosa intendiamo per “essere qualcuno”, quali fattori riteniamo indispensabili per essere realizzati e “felici”. Oggi spesso questa sensazione dipende dall’essere visti, dall’avere dei like reali o virtuali, dal piacere all’altro.

Passiamo all’autostima… cos’è questa autostima? Se ne parla talmente tanto come se fosse un prodotto da acquistare al mercato (frasi tipiche: “devo acquisire solo un po’ di autostima” “devo migliorare l’autostima”) o al contrario come un difetto di fabbrica (frasi tipiche: “Il problema è che mi manca l’autostima!” “Io non riusciro mai perchè non ho abbastanza autostima”).

L’autostima rappresenta quella metacompetenza psichica che presuppone la fiducia nelle proprie capacità, ma anche il riconoscimento dei propri limiti.

Ed è la consapevolezza che non puoi essere qualcun altro ma solo te stesso. L’autostima non è legata a standard eccessivi, a dinamiche prestazionali compulsive né ad un ideale dell’io irrealistico.

L’autostima al contrario presuppone un’accettazione positiva e non rassegnata delle proprie mancanze, la consapevolezza che si può cambiare e migliorare, ma non si potrà mai essere perfetti e che ci sarà sempre qualcosa che manca.

Mi sento qualcuno non in base a degli standard, ma perché mi riconosco come una persona con pregi e difetti.


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