Dott.ssa Roberta Calvi

Com’è un genitore sufficientemente buono? Necessariamente imperfetto!

Com'è un genitore sufficientemente buono? Necessariamente imperfetto! Psicologo Sessuologo Rimini Riccione Cattolica Cesena Cesenatico San Marino Dott.ssa Roberta Calvi

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Com’è un genitore sufficientemente buono? Necessariamente imperfetto!

Winnicott, il più grande psicoanalista dell’infanzia, diceva che la cosa più importante è che una madre sia “sufficientemente buona”. Non perfetta, non mitica, non speciale.

Eppure oggi viviamo nel mito della perfezione genitoriale, ulteriore effetto collaterale della società della prestazione.

Il must del dover essere sempre performanti e perfetti ha invaso il campo della genitorialità e sempre più genitori fanno i conti con un senso di inadeguatezza profondo e invalidante.

Bisogna sempre essere perfetti, non si può mai sbagliare, mai avere un momento di incertezza, mai avere un attimo di confusione e smarrimento, né mai un calo di efficienza o una sana insofferenza. Genitori sempre più multitasking per arrivare ovunque e dimostrare (a sé stessi o agli altri?) di essere bravi e capaci!

Eppure la genitorialità è una funzione complessa con mille insidie, sfaccettature e inevitabili errori. I genitori possono essere stanchi, impreparati, appesantiti e a volte ci sta anche il “non ne posso più”.

Vissuti naturali e necessari perché umani. Negare di averli vuol dire ingaggiare una lotta con sé stessi per essere sempre più aderenti ad un modello ideale e irrealistico di perfezione, con il rischio di fare solo più errori.

Perché?

Innanzitutto il genitore che sbaglia e ammette di aver sbagliato insegna al figlio che si può sbagliare, che esistono dei limiti, ma al tempo stesso che si può riparare l’errore, che si può chiedere scusa, che si può evolvere proprio grazie agli errori.



Com’è un genitore sufficientemente buono? Necessariamente imperfetto!

In secondo luogo il genitore che accetta di sbagliare è più in contatto con sé stesso, evita di agire secondo un falso sé “recitando” sempre il ruolo del genitore infallibile per non sentirsi vulnerabile. Rischia di non essere in contatto con le sue emozioni e di agirle in modo disfunzionale.

Il genitore sufficientemente buono si prende cura del figlio, ma anche di sé stesso e dei suoi bisogni.

Accetta che sicuramente sbaglierà e sarà in parte mancante. Accetta che il figlio possa essere diverso dalle sue aspettative e che ci saranno delle reciproche delusioni.

Il genitore sufficientemente buono fa sicuramente molti errori, ma non si difende dalle sue emozioni, anche quelle negative, piuttosto cerca di comprenderle mettendosi in gioco.

Perché i bambini sono complessi, a volte fanno perdere la pazienza, a volte superano le risorse psicofisiche dei genitori ed è normale non avere sempre la risposta giusta e pronta.

Il genitore sufficientemente buono non cerca di essere perfetto né desidera un figlio perfetto.

Il genitore sufficientemente buono ama incondizionatamente il proprio bambino anche se talvolta “non lo sopporta” come è umano che sia perché il legame genitore-figlio è il più intenso e profondo ma anche (e proprio per questo) il più complesso e difficile.


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