Eutanasia delle relazioni amorose: quando è giusto rompere un legame?
Quando finisce un rapporto?
E soprattutto quando è giusto che finisca un rapporto?
Esiste una formula, una ricetta, un segnale che permetta di comprendere quando è arrivato il momento di staccare la spina?
E soprattutto bisogna credere sempre nella possibilità di una risoluzione?
Bisogna combattere con ogni mezzo o no?
Qual è il limite, il confine tra “accanimento terapeutico” e tentativo di sana riconciliazione amorosa?
Clinicamente a volte è più funzionale rompere il legame che mantenerlo in vita. Ma spesso il punto di vista clinico è opposto a quello emotivo, al vissuto di uno e entrambi i partner che fanno fatica a “rassegnarsi” a quella necessità.
Il rischio è di pericolosi invischiamenti, di forme di dipendenza affettiva, che di fatto costituiscono surrogati patologici di un legame ormai finito, spento o distrutto.
Ma come si fa a capire quando? E chi decide quando staccare la spina?
Che ci piaccia o no è una questione di bilancio emotivo, di costi psichici.
Abbiamo purtroppo precocemente imparato che nella vita tutto ha un prezzo. E, purtroppo o per fortuna, questo si applica anche alla psiche.
I costi psichici si valutano in termini di sofferenza percepita e di compromissione del funzionamento. Ovvero l’emergere di sintomi che impediscono il normale corso della vita e intaccano le altre aree dell’esistenza.
Rimanendo su tristi ma efficaci metafore mediche stiamo parlando di quanto il tumore amoroso è benigno o maligno, di quanto è esteso e di quante metastasi ha.
A volte, come in campo oncologico, è una questione di timing: tempo di diagnosi e tempo di intervento.
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Eutanasia delle relazioni amorose: quando è giusto rompere un legame?
Anche il legame si logora e se un conflitto non è affrontato e risolto nei tempi giusti può provocare il peggioramento della relazione con lo sviluppo di sentimenti di rancore reciproco o di disinvestimento.
Anche l’assenza di conflitto esplicito in presenza di rancore può essere segno di peggioramento, perché anche i sintomi silenti sono sintomi.
Chi decide allora che è arrivato il momento di staccare la spina?
Non è semplice rispondere a questa domanda perché non c’è una formula unica.
A volte la coppia in crisi arriva in terapia per l’ultimo tentativo disperato di risoluzione. O inconsciamente per avere il benestare di separarsi cercando una forma di consenso e approvazione alla rottura.
In questi casi si può arrivare col terapeuta (o mediatore) all’analisi del legame per chiarificare insieme se c’è ancora margine di miglioramento o se è arrivato il momento di staccarsi.
Altre volte uno dei due arriva a investire emotivamente su qualcun altro. Talvolta non ci si rende conto di un problema di coppia finché non ci si accorge di aver inconsciamente cercato o scelto altro.
Un’altra storia è spesso un ponte per rompere il legame, per gestire la caduta ed evitare il vuoto. Questa opzione può nascondere una difficoltà a gestire la perdita e la separazione.
Tuttavia anche quando ci si ritrova in un nuovo rapporto amoroso non sempre si riesce a rompere il legame di partenza: si generano allora complessi e dolorosi pseudo-equilibri, compromessi, doppie vite, modalità subdole, meschine ed evitanti.
Troppo spesso ancora le coppie pur in un legame doloroso e disfunzionale scelgono la strada del rimanere insieme costi quel che costi. Nessuna eutanasia, nessuna spina staccata e la speranza di un miracolo.
Aspettando Godot.
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Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa
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