Cos’è e come funziona una dipendenza?

Cos è e come funziona una dipendenza? | Dott.sa Roberta Calvi Psicologo Sessuologo in Rimini

Al di là della variabilità della sintomatologia, la dipendenza, che sia da cose, persone o comportamenti, totalizza e cancella qualunque altro interesse, pensiero e bisogno. Il resto del mondo si annulla, assorbito e risucchiato dall’impossibilità di interrompere la dipendenza.

Le emozioni sono alterate e  anestetizzate. L’umore è profondamente instabile: si oscilla rapidamente dall’adrenalina all’angoscia, dall’euforia alla disperazione, dalla mania alla depressione.

La polarità depressiva si associa frequentemente alla mancanza del proprio oggetto di dipendenza (alcol, droga, cibo, gioco d’azzardo, videogiochi, lavoro, partner, ecc.).

L’euforia si manifesta nel momento subito prima e nel momento stesso in cui si “consuma” la propria dipendenza. Questa euforia poi lascia di nuovo il posto all’angoscia. Causata dalle dirette conseguenze della propria dipendenza e dal senso di colpa e inadeguatezza.

Angoscia e adrenalina si alimentano a vicenda per cui l’una attiva l’altra e ciascuna non esiste se non in rapporto con l’altra. 

Cos è e come funziona una dipendenza? | Dott.sa Roberta Calvi Psicologo Sessuologo in Rimini

Roberta Calvi Psicologo Sessuologo Rimini | Studio di Psicologia Sessuologia

Il piacere che dà il proprio oggetto di dipendenza è un piacere fittizio. Non riempie ma svuota. Non rassicura, non permette di sentirsi realmente gratificati e soddisfatti. E puntualmente si fa strada la stessa angoscia, paura, rabbia, insicurezza, inadeguatezza, noia, vuoto che riattiva il bisogno dipendente. 

La dipendenza dunque in ultima istanza sembra rappresentare una forma di auto-cura per sedare le proprie angosce esistenziali, i traumi storici non rielaborati, i vuoti affettivi ed emotivi, il profondo disvalore e senso di incapacità di autodeterminarsi.

In realtà finisce per essere strumento inconsapevole di amplificazione di quelle stesse sofferenze. Rimesse in atto in un processo di coazione a ripetere, nel tentativo illusorio di padroneggiare e dominare quel dolore.

Quello stesso dolore arcaico e profondo, non risolto e non rielaborato, è rimesso ogni volta in atto secondo lo stesso schema di copione. E finirà per dare lo stesso finale. Confermando così le proprie credenze patologiche, le proprie dinamiche disfunzionali e i propri vissuti di sofferenza e inadeguatezza.

Roberta Calvi Psicologa e Sessuologa


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